19-6-2023 -- Chiunque decida di farsi cremare dopo essere deceduto, deve seguire delle regole precise mentre è in vita. Lo prevede l’art. 3 della Legge 130/2001.
La decisione di farsi cremare spetta alla persona interessata o ai suoi familiari attraverso tre specifiche modalità: 1) se vi è un testamento, esso deve essere rispettato, tranne il caso che i familiari presentino una dichiarazione autografa del defunto contraria alla cremazione fatta in data successiva a quella del testamento; 2) l'iscrizione, certificata dal rappresentante legale, ad associazioni riconosciute che abbiano tra i propri fini statutari quello della cremazione dei cadaveri dei propri associati, (esistono molti registri comunali delle cremazioni e il registro nazionale delle cremazioni); 3) in mancanza della disposizione testamentaria, o di qualsiasi altra espressione di volontà da parte del defunto, la volontà del coniuge o, in difetto, del parente più prossimo.
Finora la procedura, come si vede, è molto semplice. Ma che succede se vi è una persona sola, senza parenti, che non ha fatto testamento e non ha messo per iscritto che vuole essere cremata o non è iscritta ad apposite associazioni, ma che per esempio ha espresso tale volontà a un amico?
In questo caso la procedura si complica, perché manca qualsiasi dichiarazione in tal senso. In via interpretativa, si può certamente ammettere che la persona che conosce la volontà del defunto di farsi cremare, possa recarsi dall’Ufficiale di stato civile del comune e dichiarare che la persona voleva essere cremata. Se ne assume però la responsabilità (è anche vero che al momento del decesso deve esserci un certificato necroscopico di un medico che attesti che la morte non è conseguenza di reato) e non è detto che la domanda venga accolta. Manca in tal senso una normativa specifica di riferimento.
Chi intende farsi cremare deve sicuramente, mentre è in vita, manifestare espressamente tale volontà per evitare che il suo desiderio non venga rispettato.

Carlo Crapanzano