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toga avvocato

BORGOMANERO-31-12-2017-Dieci mesi, senza

la sospensione condizionale. Questa la condanna inflitta dal tribunale di Novara ad un borgomanerese di 24 anni finito a processo con l’accusa di truffa; nello specifico per aver raggirato un suo coetaneo novarese per una licenza da taxista del valore di 11mila euro. Tutto era iniziato un giorno quando, durante una pausa sul lavoro – entrambi erano alle dipendenze di una cooperativa di volantinaggio – il novarese confida al collega di non essere per nulla soddisfatto di quel lavoro. “Cosa vorresti fare?” gli chiede a quel punto il borgomanerese; “il taxista” risponde l’altro. “Ma allora ti posso aiutare; so che in Comune ad Arona c’è una licenza vacante perché il titolare è morto e la moglie non sa che farsene”. Quel giorno si erano lasciati con la promessa che uno, il novarese, ne avrebbe parlato in casa, mentre l’altro, il borgomanerese, si sarebbe interessato su costi e modalità. Qualche giorno, poi la riposta. “La licenza c’è, ma costa 11mila euro”. Non una cifra da poco ma alla fine anche la mamma del novarese aveva convenuto che si poteva fare; restava solo da verificare la veridicità della cosa, i due ragazzi in fondo si conoscevano da poco tempo, e così tutti e tre, i due colleghi e la mamma del novarese, vanno in comune per prendere visione della situazione. La licenza c’è, nessun raggiro, nessun inghippo. Conquistata la fiducia dei due, a quel punto il “piano” ha preso forma nella mente del borgomanerese: come prima mossa si è fatto accreditare la somma di 11mila euro sul proprio conto corrente con la scusa che avrebbe contattato lui il notaio e poi li avrebbe informati per su dove, come e quando avrebbero dovuto presentarsi per la “firma”. Arriva il giorno del passaggio di proprietà, i tre si trovano davanti al Comune dove, a dire del borgomanerese, si sarebbe svolto l’incontro con il notaio alla presenza della vedova del taxista. Che però tarda ad arrivare e allora, per ingannare l’attesa, il borgomanerese propone di andare al bar vicino a prendere un caffè. In quel momento scatta la seconda fase del “piano”. “Esco a fare una telefonata” dice, e si dilegua nel nulla. Sparito lui, i soldi e a quel punto anche la licenza. Ai due altro non era restato altro che sporgere denuncia.

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