BORGOMANERO-20-03-2018-A quasi quattro

anni dall’avvio del dibattimento arriva alle battute finali il processo nei confronti di G.L.M., borgomanerese quarantenne, chiamato dalla procura a rispondere dell’accusa di essere stato il mandante del colpo messo a segno il 15 ottobre del 2010 ai danni del negozio Affari d’Oro di Borgomanero. Lui, dal canto suo, anche oggi in aula, prima che accusa e difesa formulassero le rispettive conclusioni, si è sempre chiamato fuori da quella vicenda; anzi “quel giorno - ha detto oggi nel corso di dichiarazioni spontanee - non ero neppure in zona”. Ma per l’accusa non vi è alcun dubbio che sia stato lui a dare “la dritta” per il colpo e per questo il pubblico ministero ha chiuso la requisitoria con la richiesta di condanna a 5 anni di reclusione e 2000 euro di multa. La parte civile, con l’avvocato Roberto Rognoni, ha chiesto un risarcimento di 25mila euro. Ad accusarlo anche due coimputati, già usciti di scena con rito abbreviato nel 2012. “Cercava persone per fare la rapina - aveva riferito uno dei due, ascoltato in aula nel corso delle prime udienze del processo  -  Ci aveva dato anche dei vestiti, un cappellino e un cellulare. Lui controllava la situazione, nella sostanza faceva da palo. So che poi il colpo era stato messo a segno da uno straniero”. Sei giorni dopo il colpo i carabinieri fermarono, con l’accusa di essere l’autore materiale della rapina, un giovane borgomanerese. “Lo avevamo individuato a seguito di accertamenti – aveva riferito un carabiniere – Ci portò nel posto dove aveva nascosto gli indumenti utilizzati per mettere a segno il colpo. C’era anche il berrettino che poi è stato riconosciuto dalla commessa. Quando fu ascoltato, alla presenza del suo avvocato, non contestò le accuse che gli venivano mosse, disse di aver avuto la dritta dall'imputato e di averlo fatto perché era in difficoltà economica”. Si torna in aula il 24 aprile per la sentenza.