
BORGOMANERO-17-03-2019 - Salone d’onore affollato ieri, sabato 16 marzo, alla Fondazione Marazza per la presentazione del libro “Succede ad Aleppo” del giornalista de “La Stampa” Domenico Quirico. L'evento era inserito nel manifesto “Local e Global, il mondo di oggi” realizzato in collaborazione con Feltrinelli Point di Arona. Dopo i saluti istituzionali del presidente della fondazione, Giovanni Tinivella, e dell’Assessore Elisa Lucia Zanetta, il pomeriggio culturale è entrato nel vivo dapprima con l’introduzione del collega giornalista Gianfranco Quaglia e poi dello stesso autore. Così in più di due ore di incontro si è scoperto come in Siria, sia ormai dal lontano 2011 che si combatte ogni giorno, 365 giorni l’anno, per lo più nell’indifferenza del mondo, dove l’Europa ha un ruolo marginale, l’America ha deciso di stare alla finestra a guardare l’evoluzione dei fatti, mentre la Russia ha spalleggiato Bashar Al-Assad ed oggi vorrebbe lasciare il campo di battaglia. In questo scenario, Quirico, individua nell’anno 2014 un cambio netto di strategia di obiettivi di questa guerra civile: infatti, alla base del pensiero dell'Isis non è presente alcuna mira economica, bensì il ritorno ad una sorta di “epoca d’oro” che tutti noi abbiamo studiato sui banchi di scuola, quella dell’impero ottomano. Solo questo cambio di paradigma riesce a spiegare come mai le forze armate dell’Isis siano costituite da ben 3-5 mila combattenti tunisini, una buona fetta degli ufficiali siano di origine Cecena ed addirittura una piccola fetta di combattenti siano giovani europei laureati. Se fino al 2014, ricorda ancora molto bene Quirico, la vita della comunità ad Aleppo era presente, benché in uno scenario di guerra, dopo il 2014 si è iniziato un sistematico radere al suolo la città, ormai ridotta ad un cumulo di macerie. Quirico ha anche sottolineato come sia sempre più difficile fare il mestiere di giornalista inviato di guerra, non solo perché il mercato dell’editoria non vuole affrontare spese maggiori al fine di avere la certezza della notizia, ma anche perché la modernità e la tecnologia nei paesi come la Siria o l’Algeria è utilizzata sistematicamente per escludere i giornalisti scomodi.
Samuel Piana


